lunedì 25 maggio 2015

GIOACHINO


Questa volta vi voglio raccontare la storia di Gioachino, un bimbetto come tanti che però non andava molto d’accordo con Dottor Dentone e ogni volta che lo incontrava erano strilli e strepiti. “Porta via quel brutto muso da qua – urlava – non mi piaci, non mi piaci per niente e non mi piace la tua magia!”
Dentone ci provava, a farlo ragionare, ma Gioachino non sentiva ragioni, e a nulla servivano quelle promesse che di solito mamme e papà si lasciano scappare per calmare i ragazzini, promesse tipo “dopo ti aspetta un gelato gigante” o “se davvero ti piace tanto quella macchinina, fai il bravo e vedrai che arriva”…
Insomma, Gioachino non si lasciava corrompere con niente, Dottor Dentone proprio non lo voleva vedere e teneva chiuso il suo Paese Dentino che sembrava ci avesse messo una serratura di sicurezza!
Ecco, avete capito il tipo, no? Tanto fece e tanto strillò, che alla fine i giorni passarono senza che Dentone potesse controllare cosa stava succedendo (sapete quanto ne era felice Folletto Carietto? Provate un po’ ad immaginare! Un po’ come quando la maestra promette note e compiti, e poi si dimentica!).
E così, per non farla troppo lunga, arriviamo al momento cruciale, a quando cioè Gioachino si accorse che far la guerra a Dottor Dentone non era stata proprio una gran bella idea. Come se ne accorse? Beh, a dir la verità a capire che nel Paese Dentino stava succedendo qualcosa di un po’ strano era stata Linguetta Stretta, ve la ricordate, no? Lei se ne stava lì, tranquilla e beata a guardarsi attorno, giocando a “tocco te, no tocco te” (gioco un po’ stupidino, ma Linguetta Stretta si diverte così!) quando all’improvviso invece della famiglia Incisivi si trovò davanti i signori Incisivoni… o bella, si disse, “da dove arrivano?”. E tocca un po’ più in là… Immaginatevi la faccia di Linguetta Stretta che dopo aver salutato i signori Incisivoni, si ritrovò a toccare anche la famiglia Incisivi!
“Ohi ohi – si disse – ma dove sono finita? Senza dirmi niente mi hanno mandato nel Paese Dentino del signor Gino Pescecane?”
Già, quello a dir la verità era il sogno più brutto di Linguetta Stretta: svegliarsi un giorno in un Paese Dentino di quel gran cattivo del signor squalo, con tutti quei denti in fila, acqua da tutte le parti, e un gran lavorare in continuazione!!! Linguetta Stretta, a quel punto, cacciò uno strillo, e Gioachino spalancò gli occhi… urlando a sua volta corse a chiamare la mamma. “Che succede adesso? Mamma, cos’è questa roba?”
La mamma, per fortuna, non si spaventò più di tanto, e riuscì a convincere Gioachino che a quel punto proprio non si poteva fare a meno di Dottor Dentone. Che, quando vide Incisivi e Incisivoni, non perse tempo. Tutta la magia che aveva studiato gli aveva anche insegnato che nel Paese Dentino a volte capita che qualche signor dente dispettoso decida di fare un scherzetto… “io non mi sposto, tu arrangiati come puoi”… è quello che dicono alcuni.
Dottor Dentone allora chiamò a raccolta il suo potere. Gioachino, troppo preoccupato per mettersi a strillare, restò a guardare mentre Simone Dentone afferrava Carolina Pinzina, un’aiutante preziosa, un po’ bruttina ma in fondo gentile e delicata. Dentone pronunciò una delle sue formule magiche, e Carolina prese Incisivi e li spostò. “Ecco fatto, signori Incisivoni – disse poi – potete andare al vostro posto”. Cosa che, neanche a dirlo, fecero con un gran sospiro. E Linguetta Stretta, con sollievo, si accorse che non era nel Paese Dentino di Gino Pescecane, ma sempre il quello di Gioachino. Che, da quel giorno, scoprì che era meglio, molto meglio, non far la guerra a Dentone!

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domenica 17 maggio 2015

Giannino Trapanino

Che strano giorno, quello appena iniziato nel Paese Dentino. Erano tutti agitati, nervosi, preoccupati… si respirava un’aria – come si dice – pesante… le famiglie Incisivi tremolavano tutte, e i Canini sbatacchiavano di qua e di là. I signori Premolari invece sembrano più tranquilli, ma a guardarli bene si vedeva che non è che stavano proprio bene. Giallini – di paura? – e fermi immobili, avevano delle strane macchiette nere che non lasciavano presagire nulla di buono. E poi girava una strana voce. Quel giorno, si diceva, Dottor Dentone avrebbe messo in atto una nuova magia, una cosa strana e preoccupante con l’aiuto di un personaggio che nessuno di loro aveva mai conosciuto ma che si diceva non proprio simpatico. Insomma, “tutta colpa di Carietto” esclamò ad un certo punto Gino Canino, il più arrabbiato della sua famiglia. “Lo sapete, no? Che si è messo a far comunella con quell’antipatica di Streghetta Placchetta e dai e dai, alla fine, ecco il risultato”…
Già, l’avete capito. Folletto Carietto si era messo d’impegno con un altro dei suoi scherzetti, e questa volta c’era proprio riuscito. Con Streghetta Placchetta aveva circondato la famiglia Premolari, e aveva messo gli occhi su Dantino, il più piccolino. Zitti zitti – ridacchiando però come loro solito – Carietto e Placchetta avevano lavorato tutto il giorno e tutta la notte. E alla fine erano riusciti nel loro intento: “tutto quel bianco proprio non lo sopporto – aveva detto quell’antipatico di Carietto – con queste macchiette nere mi sento molto più a mio agio!”
Ed ecco spiegato quello che stava per accadere. Dottor Dentone si era accorto che qualcosa non andava, e si era messo di buzzo buono al lavoro chiamando uno dei suoi aiutanti più potenti, tal Giannino Trapanino, personaggio non proprio simpatico ma molto, molto bravo. Giannino era un tipetto deciso ed insistente, un po’ rumoroso ed invadente, d’accordo, ma sapeva il fatto suo e riusciva ogni volta ad aiutare Dottor Dentone. Ed anche quella volta, mentre nel Paese Dentino le famiglie erano ormai preoccupatissime, Simone Dentone e Giannino Trapanino si diedero da fare. Dottor Dentone diede le sue istruzioni. “Mi raccomando eh – disse infatti – piano piano ma senza dimenticare niente, e guarda che io controllo!”
“Obbedisco” rispose Giannino. E si mise all’opera, aiutato a sua volta da un tipetto strano, Elegantino Spirino, che amava molto succhiare tutti lo sporco che Carietto e Placchetta lasciavano in giro. Giannino si guardò bene bene attorno, e poi andò da Dentino. “Mi raccomando – gli disse – stai fermo e tranquillo e vedrai che in batter d’occhio risolviamo ogni cosa”. Detto, fatto!
Giannino iniziò il suo compito, con un rombo che sembrava uno squadrone di api, e mentre Elegantino controllava ogni cosa, piano piano – come aveva ordinato Dottor Dentone – Giannino attaccò quelle brutte macchiette nere. E nel giro di pochi minuti la magia fece il suo corso: Dentino, che a dir la verità era così tanto preoccupato da non riuscire neanche a spiccicar parola, sbatté gli occhi incredulo: ma come, quel rumore era già finito? E le macchie? Dov’erano finite? “Come hai fatto – chiese a Giannino – non mi sono accorto di niente? Ma sei sicuro che è tutto a posto?”
Giannino scoppiò a ridere – ogni tanto lo faceva – e diede un bacino a Dentino. “Fatto, fatto, adesso ci pensa Dentone!”
Che, controllata l’opera, regalò a Dentino un nuovo cappottino tutto bianco e dorato!
E Carietto? Nascosto nel suo rifugio – si, proprio quello segreto, che non si può dire – si arrabbiò così tanto ma così tanto che gli venne un mal di pancia incredibile, e gli toccò starsene rintanato per sei mesi. Ovviamente, a rimuginare altri scherzetti!

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martedì 12 maggio 2015

DOTTOR DENTONE

Credo sia giunto il momento di raccontare la storia di Dottor Dentone, che ne dite? Sapete, no?, quel mago che si occupa del Paese Dentino… Ecco, si lui. La storia che vi voglio raccontare inizia però quanto Dentone ancora non era Dottore, e a dir la verità neanche Dentone… cioè, sì, si chiamava già Dentone, è proprio il suo nome, ma lui era ben diverso da quello che è oggi. Era un ragazzino piccolo piccolo e magro magro. Uno scricciolo, che proprio di diventare mago nemmeno ci pensava… e questa storia racconta di quando quell’idea gli balenò in mente.
Ecco, tutto successe un giorno qualsiasi. Dentone, che di nome fa Simone (questa non la sapevate, eh?) era impegnatissimo con i compiti di scuola. Lui e la sua amica Martina dovevano risolvere problemi su problemi, per la maestra di matematica, e studiare una pagina difficile, che parlava di una cosa complicata e un po’ misteriosa che si chiama “analisi logica”… si insomma, un pomeriggio di quelli che ti vien voglia di scappare in giardino per una bella partita a pallone… Simone e Martina, però, sapevano anche che i compiti andavano fatti, e così si impegnavano… tanto per consolarsi, però, ogni tanto sgranocchiavano cose dolci… che con un cioccolatino o pezzetto di torrone anche matematica e italiano diventano sopportabili!
Insomma, tutti concentrati sui quaderni, ogni tanto allungavano la mano verso un sacchetto pieno di cose buone. E il fatto successe proprio così… Martina afferrò un pezzetto di torroncino, di quelli tutti pieni di nocciole e mandorle, dolce e appetitoso. Senza staccare gli occhi dal libro sul quale stava leggendo di una cosa che si chiama “complemento oggetto”, infilò il torroncino in bocca e sgranocchiò… solo che, ahiaaaaa! Quel torroncino era davvero duro, e un pezzetto (ovviamente, lo sapete, inspirato da quel diavolo di Folletto Carietto che non perde occasione per fare dispetti cattivi) si era infilato dolorosamente tra due dentini… Martina sentì un dolore fortissimo, tanto forte da farle venire le lacrime agli occhi. “Aiuto – strillava – che mi è successo? Che male, che male, mammaaaa…”
Simone sul momento restò a guardare a bocca aperta… proprio non capiva cosa stava succedendo… Martina, la sua carissima amica Martina (mamma mia, si, lo avete capito, Simone era proprio un po’ innamorato di quella compagna tanto simpatica e carina!) stava soffrendo, piangeva e si disperava, e lui non sapeva cosa fare.
Poi successe una cosa strana. Simone sentì una specie di scossa, un pizzicorino alla base del collo… vi è mai capitato, quando all’improvviso capite qualcosa che fino ad un istante prima pensavate proprio di non sapere? Ecco, a lui successe in quel momento, e partì in quarta, senza pensare. Corse un bagno dove la mamma teneva tutta la sua scorta di trucchi, creme, profumi e strumenti vari… Senza la minima esitazione, Simone afferrò una pinzetta, poi tornò da Martina e delicatamente le afferrò il mento. “Su, apri la bocca – disse gentile ma assolutamente deciso – fammi vedere…”
E come guidato da una specie di magia che ancora non capiva, Simone vide il pezzetto di torrone incastrato tra due denti. Con la pinzetta, lo afferrò e con un colpo secco – un po’ come quando si leva un dentino che balla… - lo strappò fuori. Martina, ancora con le lacrime agli occhi, lo guardò incredula. “Cosa hai fatto? – sussurrò stupitissima – non sento più niente… non c’è più il dolore…”
E felicissima… diede un bacio a Simone! Che, rosso come un papavero, all’improvviso capì… era quello che voleva fare… avrebbe studiato e studiato quella magia che serve a togliere il dolore in quel posto un po’ strano e misterioso, ma tanto affascinante, che è appunto il Paese Dentino.

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lunedì 11 maggio 2015

CARIETTO E I DENTINI CAVALLINI

Folletto Carietto era arrabbiatissimo. Le famiglie Incisivi, Canini e Premolari erano tutte in subbuglio, tutte un gran chiaccherare, impegnatissime in una serie di balli che sembravano divertire tutti moltissimo..
“E a me non dicono niente – borbottava Carietto – tutti lì felici e contenti, e a me lasciano da solo in un angolino… Ma come si permettono? Non lo sanno chi sono io? Insomma, sono o non sono il più importante, in questo Paese?”. Insomma, Carietto davvero era – come si dice – imbufalito! Tutti a prepararsi per quello che sembrava un grande evento, e lui lasciato in un angolino… “Ah, ma lo capiranno con chi hanno a che fare – si disse – vedranno che bello scherzetto gli combino, gliela rovino io la festa…”
E così, ben deciso a non lasciarsi sfuggire l’occasione per mettere a segno uno di quegli scherzetti che tanto gli piacevano, e insieme dare una lezioncina a quegli “smorfiosi” – così li chiamava lui – che non lo degnavano di un’occhiata, cominciò a pensare a quello che avrebbe potuto fare. E pensa che ti ripensa… era tanto concentrato che non vedeva più nulla. E passò un po’ di tempo. Quando Carietto di nuovo si guardò attorno… “O mamma – esclamò – e adesso che è successo? E questi chi sono?”
Le famiglie Incisivi, Canini e Premolari infatti non c’erano più… al loro posto erano apparsi dei nuovi personaggi, anche loro con gli stessi nomi ma così grandi, belli, forti e fieri che Carietto finì con l’arrabbiarsi ancora di più. “Come si sono permessi? Ma chi ce li vuole questi qua? Io già non andavo d’accordo con quelli di prima, figuriamoci con gente così… Eh no, adesso mi sentono…” strillò Carietto. E cominciò a prendere a calci i nuovi arrivati, deciso a farli sloggiare… Calci così forti e potenti che i nuovi abitanti del Paese Dentino, all’apparenza forti e sicuri, cominciarono a traballare un po’. Piega di qua, piega di là… Alla fine della sfuriata di Carietto della bella linea diritta che era stata la casa di Incisivi, Canini e Premolari non restava più niente… I nuovi – che si chiamavano Incisivone, Canone e Premolarione – si erano tutti stortati, aggricciati uno sull’altro… insomma, a guardarli sembravano appartenere davvero alla famiglia dei Denti Cavallini, altro che Paese Dentino!
Carietto li guardò soddisfatto… “Ah, adesso si che capiranno con chi hanno a che fare, questi qua dovranno ascoltarmi…”
Solo che Carietto non aveva fatto i conti con quello che era davvero il personaggio più importante di Paese Dentino, un mago potente e invincibile che ogni tanto controllava che le cose funzionassero a dovere, e se qualcosa non andava, allora sì che si arrabbiava… con Carietto ovviamente!
Questo mago, che si chiamava Dottor Dentone, aveva una magia tutta sua. E quando vide quei denti Cavallini… beh, non ci mise molto a decidere di intervenire! Chiamò a raccolta il suo potere, e convocò Geppetto Apparecchietto, un tipetto strano, che sembrava anche un po’ antipatico, ma in fondo era gentile e buono, e lo mise al lavoro… All’inizio i denti Cavallini – chiamiamoli così per il momento! – non ne furono tanto contenti. Dottor Dentone lavorava con la sua magia e con cose strane, paste dai sapori non proprio deliziosi e poi pinze, pinzette e fili… “uffa - sussurravano i nuovi inquilini del Paese Dentino – ma questa è una tortura, non una magia…”
Alla fine però Dottor Dentone e Geppetto Apparecchietto furono pronti… un piccolo tocco e… oplà, Geppetto si sistemò comodo comodo e iniziò il suo lavoro. Tira un po’ di qua, spingi un po’ di là… e passa un giorno, passano due giorni… passa un po’ di tempo ed ecco che Folletto Carietto, che era rimasto nascosto – non è che andava proprio d’accordo con Dottor Dentone! – sbirciò quel che stava succedendo. E lanciò un urlo! Tutta la sua fatica, tutti quei calcioni… a nulla erano serviti! Le famiglie Incisivone, Caninone e Premolarione erano tutte belle allineate, tutte in riga, bianche, perfette e più forti che mai! Che rabbia, per Carietto! E che gioia, invece, per Dottor Dentone e per tutto il Paese Dentino!

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venerdì 8 maggio 2015

FOLLETTO CARIETTO E IL PAESE DENTINO


Ma che strana storia mi hanno raccontato! Strana, buffa e incredibile, di quelle storie che proprio non sai se crederci… Raccontarla? Mah, ci posso provare, e del resto, beh, a dir la verità avevo proprio promesso di farla conoscere, e si sa, le promesse mica si possono dimenticare!
Quindi, cominciamo. La storia in questione succede in un paese che non avevo mai sentito, tal Paese Dentino. Un posto che dicono molto carino, anche se un po’ buio e dove fa caldo. Ci abitano strani personaggi dai nomi altrettanto strani: c’è Canino, c’è Incisivo, e poi Molare, Premolare… insomma, nomi così, avete presente?
E poi mi dicono che ci sono altri abitanti, uno su tutti, tal Folletto Carietto… ecco, la storia che vi voglio raccontare è proprio la storia di Folletto Carietto. Avete presente i folletti, no? Strani personaggi, a volte simpatici, molto permalosi, e soprattutto dispettosi…E Carietto, in fatto di dispetti, era un vero maestro! Dunque, la storia inizia un giorno che di speciale non aveva proprio niente, un giorno come tanti. Folletto Carietto si stava annoiando, nel Paese Dentino era da un po’ che non succedeva nulla e lui sbuffava a tutto spiano. “Ma insomma – borbottava – possibile che siano tutti così addormentati? Che nessuno abbia voglia, chessò, di giocare a nascondino, di ballare il tip tap, o esplorare posti nuovi…. Che noia, ma adesso ci penso io…”
Carietto si guardò un po’ intorno, Canino, Incisivo, Molare e tutti i compagni sembravano un po’ addormentati. L’unica che non ronfava era Linguetta Stretta, ma con quella Carietto non andava molto d’accordo… si agitava un po’ troppo, per i suoi gusti… Sbirciò un po’ Ugolina, ma aldilà c’era un mondo strano, che Carietto non osava scoprire… meglio inventarsi qualcos’altro! All’improvviso Carietto notò qualcosa che non aveva mai visto prima, una specie di nebbiolina, polvere o… neve, ecco, sembrava proprio neve!
Carietto, incuriosito, decise di scoprire di che si trattava. “Ciao” strillò deciso a scoprire se quella nebbiolina poteva far passare la noia… “Io sono Carietto, e tu chi sei?”
La nebbiolina si agitò un pochetto, poi si trasformò in un personaggio buffo, una specie di gnomo bitorzoluto, giallino e non molto carino… “ssssssss – disse sottovoce – non farti sentire… io sono Streghetta Placchetta, ma non devono scoprirmi…”
“Oh bella – sbuffò Carietto – e perché mai? Che vuoi che succeda?”
Streghetta Placchetta ridacchiò, un risolino di quelli che un po’ fanno venire i brividi… “Eh, lo so io… ma se non mi scoprono, vedrai che scherzetto che combino!”
“Uno scherzetto? – sbottò Carietto improvvisamente interessatissimo – Dai, dai, dimmi su… ci sto anch’io…”
“Lo vedi Molare, laggiù? Tutto bello carino, bianco e forte… Ah, ma adesso ci penso io!!! Vieni con me, dai!”
I due, che sembravano diventati amiconi, si avvicinarono quatti quatti a Molare, che stava dormicchiando dopo un lauto pasto…. Aveva appena finito di sgranocchiare un biscotto, di quelli buoni però, con tanto cioccolato…
Carietto e Placchetta lo raggiunsero in un batter d’occhio… “Ah, guarda com’è tranquillo – sussurrò Streghetta Placchetta – adesso lo sistemo io…” e si ritrasformò in nebbiolina, per avvolgersi tutt’attorno a Molare. Carietto non credeva ai suoi occhi! Molare era diventato tutto giallino!!!
Folletto si lasciò scappare una risatina. Solo che si era dimenticato di far piano, e la risatina risuonò più forte del previsto… ed ecco che successe la cosa strana… Streghetta Placchetta rabbrividì tutta: “Nooooo, adesso arriva” strillò. “Chi?” chiese Carietto. “Ma quel ficcanaso di Magone Spazzone, il mio nemico… lo so, lo so, adesso arriva…”
E infatti, dalla porta del Paese Dentino arrivò il grande mago. Era un mago buono, uno di quelli che non sopportano i cattivi… magro magro, tutto colorato, e con una testa piena di capelli durissimi, non perse tempo… scoperto dove si nascondeva Streghetta Placchetta, cominciò il suo lavoro… su e giù, avanti e indietro… in quattro e quattr’otto Placchetta… non c’era più!
E Folletto Carietto? Beh, quando vide arrivare Magone Spazzone, pensò che era meglio nascondersi.. dove? Eh no, questo non lo posso dire, sennò, come faccio a raccontare le altre storie?

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martedì 5 maggio 2015

I ragni di Polipò

Quand’ero piccola, piccolina proprio, mi hanno raccontato una strana avventura capitata a quello che mi hanno detto essere un cugino del cugino dell’amico di uno zio di mia nonna… si chiamava Gianni, aveva 9 anni ed era un bel peperino, almeno così mi dissero. Ecco, quell’avventura io me la ricordo, me la ricordo proprio bene, e ve la voglio raccontare.
Siamo in un paesino piccolino, mi sembra si chiamasse Polipò. Poca gente e tanti boschi tutto attorno, le famiglie impegnate nelle attività quotidiane, lavoro duro e tanta voglia di far del bene. Gianni è primo di tre fratelli, vive con la mamma, il papà e i nonni in una grande fattoria. I suoi genitori sono contadini, lavorano tanto per coltivare i campi e star dietro alle bestie, per dar da mangiare ai figli e insegnare loro ad essere brave persone. Vita normale, insomma, come è in tutte le case del mondo…
Gianni però è un monello. Nulla di gravissimo, sia chiaro, ma non ha tanta voglia di obbedire ai grandi, che crede siano noiosi e troppo esigenti. La scuola gli piace poco e vorrebbe scorazzare tutto il giorno per boschi e prati a caccia di lucertole, topolini e insetti. Solo che mamma e papà non glielo permettono.
“Studia!”
“Hai fatto i compiti?”
“Hai messo a posto la tua stanza?”
“Ci sono le uova da raccogliere”
“Dai una mano al tuo fratellino che non riesce ad infilarsi le scarpe”
Richieste, richieste, richieste, pensa Gianni, che sbuffa e cerca di scappare. “Ho da fare – dice scocciato – devo fare una ricerca per la maestra”.
Ricerca? Che ricerca si chiedono mamma e papà… e lasciano correre.
Non sanno, mamma e papà, che la ricerca non c’è, è solo un modo inventato da Gianni per poter andare indisturbato nel bosco…
Solo che nel paese di Polipò, questo mi ero dimenticata di dirvelo, c’era una cosa strana: sarà per magia, sarà per caso strano, ma il mondo dei ragni era strettamente legato a quello degli umani, e la regina Aracne, forte e sensibile, sentiva e vedeva tutto quello che succedeva. E amava le bugie, perché servivano a saziare la sua fame e quella dei suoi sudditi. Così ogni volta che ne sentiva una, filava una tela, un pezzettino per ogni bugia. In un angolo buio del bosco c’era così una radura dove le tele di Aracne, nere come la notte e resistentissime, creavano una specie di stanza spaventosa. No, non vi sarebbe piaciuto finirvi dentro… c’erano ragni grassi, pelosi e velenosi che correvano tra i fili.
Ecco, insomma, l’avete capito cosa successe? Gianni dopo quella piccola bugia non si fermò più. Ogni volta che mamma o papà chiedevano qualcosa lui trovava una scusa, inventava qualcosa, cincischiava su impegni e progetti.
“Fai i compiti” “Ho mal di pancia”
“Hai raccolto le uova?” “Deve esser passata una volpe, non ce ne sono più”
“Sei andato a comprare il pane?” “Il fornaio ha rotto il forno, non ce ne è”
Bugie, bugie, bugie…. “Cosa vuoi che siano” pensava Gianni.
E Aracne tesseva, tesseva, tesseva… Potete immaginare cosa era diventato l’angolo della radura dedicato a Gianni? Pensate, un antro oscuro, fitto fitto di teli neri appiccicosi, brulicante di ragni dalle mille zampette frementi…
E la storia andò avanti così per diverso tempo. Fino a quando… ecco, solo al pensarci ho i brividi. L’ultima bugia di Gianni… si, ho promesso di raccontare e lo farò, le promesse e gli impegni si mantengono però sappiate… non sono più tanto piccola ma la storia ancora mi fa paura…
Ecco, quel giorno Gianni proprio non aveva voglia di fare i compiti. E pensare che erano proprio pochi pochi. Ma tant’è, si era tanto abituato a dir bugie e a trovare scuse che anche quel giorno fece lo stesso. “Mamma no, non ho compiti, ho già fatto tutto a scuola, e poi la maestra mi ha detto che va bene così”.
E uscì di casa, diretto al solito boschetto, verso quel piccolo lago dove voleva pescare. Ma Aracne decise diversamente: quel ragazzino impudente e bugiardo, che nessuno sembrava saper fermare, che continuava a prendere in giro tutti senza che nessuno potesse, o volesse, intervenire, doveva essere fermato. Perché quei fili neri che Aracne tesseva erano ormai tanti, tantissimi, troppi. Una tela nera che avvolgeva ogni cosa, soffocava piante e animali. E cresceva, cresceva, cresceva. E quel giorno crebbe ancora di più. Un’esplosione, e il piccolo paesino di Polipò si ritrovò avvolto da una sostanza appiccicosa, nera e viscida che soffocava ogni cosa.
Potete immaginare com’era? Un disastro, un incubo. Io tremo al solo pensarci…
Gianni, che era proprio al centro di quell’immensa ragnatela, si sentiva soffocare, strattonato da ogni parte, con i ragni neri, grassi e pelosi che si infilavano ovunque…
E Aracne, nella sua tana, soddisfatta… “mi nutro di bugie – pensava – e questa volta finalmente sarò sazia”.

Ecco, la storia che mi hanno raccontato finiva qui. Io non lo so, cosa è poi successo a Gianni e al suo paesino. Non lo so se è riuscito a liberarsi, se è riuscito a salvare la sua gente. Quello che so è che ogni volta che sento una bugia mi viene in mente un grasso, schifoso ragno, pronto a tessere la sua tela. E non mi piace, non mi piace per niente…

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La fata Nannona

Walter è un vulcano... e mi fa riscoprire emozioni spolverando la polvere depositata sulla memoria...



elaborazione rimata di Walter Preitano

La piccola fata

di nome Nannona

di tutte le fate

sembrava più buona.

Con la bacchetta,

in punta una stella,

toccava i piccini

sopra la spalla

-Io son la fata,

la fata Nannona

ti tocco quaggiù

la nanna fai tu-

Così tutti i bimbi

sparsi nel mondo

dormivano in pace

un sonno profondo.

Ma un giorno la strega

di nome Roberta

rubò a Nannona

la cara bacchetta.

Così disperata

la povera fata

urlava piangendo

quel fatto tremendo:

-Cosa farò

per questi bambini?

sono anime dolci,

son tanto piccini-

Ed ecco che fuori

da una certa cantina

uscirono allora

il Nino e la Nina.

I due cari topini

di tenero cuore

capiron la scusa

di tanto dolore.

-Tranquilla Nannona,

non ti disperare,

Il Nino e la Nina

san già cosa fare.-

Così si portarono

al castello tremendo

laddove la strega

teneva il suo mondo.

Nascosti in silenzio

raccolti e piccini

si scelsero un posto

alla strega vicini,

e quando d'un tratto,

con fare distratto

posò la bacchetta

la presero in fretta.

Fuggiron veloci

per monti e per valli

piuttosto che topi

sembravan cavalli.

Lasciaron di stucco

la strega cattiva

e urlavano in coro

"Evviva, evviva".

E allora Nannona

la fata più buona

per il loro coraggio

li coprì di formaggio.

E tutti i piccini

in ogni capanna

tornaron felici

a fare la nanna.

lunedì 4 maggio 2015

Piccola spiegazione

Pubblico, più sotto, due versioni in versi delle fiabe, due versioni che mi sono state mandate da Walter Preitano che, senza conoscermi e senza saper nulla di me, sembra aver capito scopi e obiettivi delle mie storie. E dopo quasi quattro anni di "blocco", il contatto con uno sconosciuto dalla squisita sensibilità mi ha spinto a rispolverare questo spazio... non so se riprenderò a scrivere, non so se ricomincerò a scribacchiare, ma intanto, grazie per l'emozione che mi è stata inaspettatamente donata

I colori di Martina

I COLORI DI MARTINA

elaborazione rimata di Walter Preitano

Udite miei piccini
la storia di Martina,
la bimba un po' speciale
tesor d'una fatina.
In quella sua casetta
più piccola d'un guscio
di giorno era costretta
e guai ad aprire l'uscio.
In quell'autunno nero,
giocare nel giardino
non le sembrava vero
almeno p'un pochino;
però la sua mammina
che ce l'aveva a cuore
diceva che Martina
prendeva il raffreddore.
E allora cosa fare
per far passare il tempo?
Non c'era che sbuffare
e non aveva scampo.
D'un tratto ebbe un'idea,
piuttosto che andar fuori,
e chiese alla sua mamma
la carta ed i colori.
E disegnò un paese
su un'isola deserta
con tanto verde intorno
e un prato con l'erbetta.
E c'eran tanti bimbi
disposti in quella scena,
e dai rami più robusti
pendeva un'altalena.
Come sarebbe bello!
ai disse allor Martina.
D'un tratto alle sue spalle
comparve una fatina:
-Hai disegnato un mondo
con mille e più colori
con bimbi in girotondo
col prato e tanti fiori.
E allora vai Martina,
divertiti con loro
nell'isola piccina
cantate tutti in coro.
In men che non si dica
si ritrovò in quel prato
-Tu sei una nuova amica,
giochiamo a perdifiato-
-Martina è il mio nome,
ma forse fa lo stesso
giochiam, giochiam giochiamo
che tutto c'è permesso.-
E gira, e vai, e torna,
e corri, e salta, e frena,
Martina provò tutto
perfino l'altalena.
Ma ormai faceva sera,
Martina s'allarmò
ma la fatina c'era
e a casa la portò.
Nella sua cameretta
trovò i suoi disegni,
nel cuore ebbe una stretta,
finivano quei sogni.
Ma la fatina apparve
e consolò Martina:
-Lo sai che cosa serve:
far correr la manina.
Disegna coi colori
quel prato o quel paesaggio
e lì ti porterò
per fartene un omaggio.-
-Martina ormai si cena-
urlò la mamma ignara;
Martina allor baciò
Papà e mammina cara.

Un dono prezioso

IL PAESE DELLA MAGIA


elaborazione in versi di Walter Preitano

Credeteci piccini,
quel mondo era speciale,
un mondo così strano
nessun lo può trovare.
Un mondo di magia
in cui ogni abitante
viveva per la via
allegro e saltellante.
Bastava un solo schiocco
e di formaggio un tocco,
ed uno schiocco ancora
p'aver dell'acqua chiara.
La vita era un incanto,
non esisteva il pianto,
ai bimbi e alle bambine
balocchi e patatine.
Vivevano felici
e senza faticare
del monte alle pendici
dove non c'era il mare.
Ma un giorno per disdetta
scomparve la magia,
disgrazia maledetta,
finiva l'allegria.
Ognuno disperato
cercava da mangiare,
lo schiocco tanto amato
finì di funzionare.
E pianse quella gente
per non avere niente,
p'aver pensato male
d'un mondo più normale.
Ma un dì come d'incanto
Comparve quel Pipino,
un giovane contento
con l'aria da bambino.
E lui quella magia
che c'era nel paese
da sempre scacciò via
e a faticare prese.
Tra tutti era felice
perchè sapeva fare,
usava ogni radice
esperto a coltivare.
-Perchè vi disperate
amici del paese?
si vive, non pensate,
se non si han pretese-
-Tu parli di fatica,
ma nulla sappiam fare
per una storia antica,
dobbiamo rinunciare-
Risposero i più saggi
a quel Pipino amico.
-Ma coltivar gli ortaggi,
è semplice vi dico-
E gli insegnò ad arare
pulire e cucinare,
a riscoprir la vita
a consumar le dita.
Così in qualche mese
risorse quel paese,
finirono i rimpianti
per tutti gli abitanti.
Un giorno, un bel mattino,
si presentò Malino,
il mago più potente
di tutto il continente.
Nessuno lo sapeva
nessun lo sospettava,
ma il padre era Malino
del giovane Pipino.
P'aver donato amore
al figlio del suo cuore
quel mago assai potente
ringraziò la gente:
-Ed ora può tornare,
poichè è andata via,
per farvi rincuorare,
la solita magia-
Discussero un pochino
insieme i paesani
e dissero a Malino
-E' meglio usar le mani.
Siam forti, non temiamo,
e la fatica amiamo,
e grazie al tuo Pipino
ci alziam di buon mattino.
Però ti siamo grati
p'usar la tua magia
affinchè ai nuovi nati,
possiam mostrar la via.