mercoledì 12 maggio 2010

Storia Magica

Quella che sto per raccontare è una storia magica, tanto magica che davvero non ci si crede. Ma è una storia vera, capitata tanto, tanto tempo fa, ad un bimbo un po' speciale…Non ci credete? Vediamo, io adesso racconto, poi mi dite. Tanto lo sapete, nel mondo della fantasia davvero tutto è possibile, e allora… non si sa mai!
Dunque, vediamo. Era una notte d'inverno. Sui prati e sui boschi nevicava fitto fitto. Faceva freddo, così freddo che se qualche animaletto incauto si avventurava all'aperto i baffi si gelavano all'istante, diventando ghiaccioli durissimi. Che poi nemmeno se li poteva mangiare, perché i baffi mica hanno lo sciroppo alla menta!
Vabbeh, si lo so, ho detto una stupidaggine, ma ogni tanto lasciatemelo fare, su… ecco, torniamo alla nostra storia e al nostro protagonista, tanto l'avete capito che era proprio una di quelle notti che è meglio restarsene al calduccio sotto le coperte, avvoltolati stretti stretti fino alla punta del naso… ed era proprio quello che stava facendo Jopè, appunto il nostro protagonista. Jopè se ne stava comodo comodo nel suo lettino, al caldo nella sua stanza, all'interno della sua casetta, un rifugio carino sul limitare del bosco. Jopè, che era un bimbetto sveglio ed intelligente, aveva sbafato la deliziosa cena preparata dalla mamma, aveva giocato un po' davanti al camino e poi, sbadigliando, era andato a far la nanna, pregustando una notte tranquilla visitata da mille sogni colorati e divertenti. Ed eccolo, con addosso il pigiama e infilato sotto le coperte: "allora - sussurrava a mezza voce, già mezzo addormentato - vediamo un po', cosa posso sognare questa notte… magari un'avventura nei boschi con quel folletto di cui parla sempre la mamma… com'è che si chiama? Ah si, Valentino… mah, io però mica l'ho mai incontrato…"
Jopè, che aveva una gran fantasia e si divertiva un mondo a inventare storie che poi raccontava ai suoi amici, iniziò a pensare a cosa avrebbe potuto fare se avesse incontrato quel tal Valentino… Come prima cosa pensò a quello che gli aveva raccontato la mamma, e cioè a come era quel folletto che lui non aveva mai visto ma che la mamma sembrava conoscere davvero bene… Ecco, un gran cappello a punta, un vestito tutto colorato fatto di foglie e fiori, una barbetta che scendeva fin alla vita, le orecchie grandi e un po' arrotolate in cima… "Ma che buffo che sembra!" pensò Jopè. Solo che invece di pensarlo solamente, lo disse ad alta voce e scoppiò a ridere… ed ecco che successe quella cosa strana e magica che dicevo: all'improvviso, nella cameretta buia, dove l'unica luce era quella della notte innevata che entrava dalla finestra - Jopè amava dormire con le persiane aperte, così la mattina il primo sole entrava a svegliarlo dolcemente! - ci fu uno sbuffo di fumo, uno scoppio sordo e un tonfo… "A chi hai detto buffo?" strillò una vocetta indispettita. Eh già, era proprio Valentino! Ed era proprio come Jopè se l'era immaginato, cappello, barbetta e orecchie comprese! Jopè sgranò gli occhi, se li stropicciò ben bene e tanto per essere sicuro si diede anche un gran pizzicotto - si sa mai che si fosse già addormentato e stesse sognando - ma come unico risultato, oltre al male alla gamba che s'era pizzicato, ottenne di vedere quello strano coso che era apparso nella sua cameretta tutto sfuocato… si, appunto, come succede quando ci stropicciamo gli occhi un po' troppo forte.
"Ma, ma, ma… e tu chi sei?" balbettò Jopè. "Come chi sono? Mi hai chiamato tu, no? Sono Valentino. Anche se proprio non so se dovevo venire… mi hai proprio offeso, sai" disse il folletto, ancora un po' indispettito. Che del resto, lo sapete no?, i folletti sono permalosi, meglio non prenderli troppo in giro!
"Ma io mica lo sapevo che c'eri davvero - disse allora Jopè - io pensavo che fossi un'invenzione della mamma che mi racconta sempre tante storie. E io stavo pensando a come saresti potuto essere, mica a come sei davvero…" tentò di spiegare il bimbo.
"Si, si. Dai, lasciamo stare - sbuffò Valentino - piuttosto, adesso che sono qui, cosa dobbiamo fare?"
"Come cosa dobbiamo fare? Io volevo dormire…"
"Ma non volevi vivere una grande avventura?"
"Anche questo hai sentito… oh mamma, ma l'avventura la volevo vivere in sogno! Fuori fa freddo, è inverno, nevica…" disse Jopè
Valentino lo guardò un po' storto, con un sorrisetto furbo disegnato tra la barba. "Ah, e tu mi fai venir qui per un sogno. Ma ti sembra, con tutto quello che ho da fare! E guarda che fa freddo anche per me, sai, che ti credi!"
Jopè cominciò a preoccuparsi. E se quello strano e buffo - eh si, continuava a pensare che fosse proprio buffo! - ometto avesse deciso di portarlo fuori, nel bosco, al freddo… mamma mia, meglio non pensarci! Ma Valentino sembrava proprio deciso, e a ben guardare si notava una luce strana in fondo agli occhi. E infatti… schioccò le dita e… puf! La cameretta svanì. Jopè e Valentino si ritrovarono a volteggiare in una nuvola di fumo, tutto attorno a loro volute dense vorticavano velocemente. Jopè non fece però nemmeno in tempo a spaventarsi che un nuovo schiocco, e un tonfo, lo trasportarono in un posto che non aveva mai visto… attorno a lui non c'era la neve, ma prati fioriti, alberi enormi, cespugli profumati. E in alto, al posto del cielo nuvoloso e grigio, un tetto d'azzurro con qualche nuvoletta bianca che correva sospinta da un venticello leggero… "Ma, dove siamo finiti?" chiese con la voce strozzata un sorpresissimo Jopè
"Ma dai, davvero non lo sai? E' il paese dove avrai l'avventura che tanto volevi" risposte furbetto Valentino.
In quel mentre da dietro un cespuglio spuntarono due orecchie lunghe, seguite da un paio di occhi, e da una barba cespugliosa… "Ehi, e voi chi sareste? E come siete arrivati qua?" chiese un vocione burbero che non lasciava presagire nulla di buono… solo che poi da quel cespuglio uscì… un ometto piccolo piccolo, tutto ingarbugliato e pieno di foglie e fiori che spuntavano da barba e capelli. Jopè sgranò un'altra volta gli occhi. Per un attimo aveva temuto di trovarsi davanti un'orco - che la mamma diceva sempre che davvero c'era da aver paura! - e invece… insomma… cos'era quel "coso"?
"Io sono un bambino - disse così - e mi chiamo Jopè, e non so come sono arrivato qua, né cosa devo fare. Tu invece, chi sei?"
"Io sono Uliolo, e sono uno gnomo, il più bello e il più intelligente del mio paese" dichiarò tutto tronfio l'ometto. E in quel mentre fece un passo avanti, senza però guardare dove metteva i piedi. Risultato… finì pancia a terra e ruzzolò nel fiumiciattolo che scorreva proprio accanto al cespuglio dal quale era uscito. Uliolo si ritrovò così infradiciato fino alle orecchie - e meno male che in quel posto non faceva freddo! - con l'acqua che scorreva a rivoli tra barba e capelli, e un pesciolino spaventato che si ritrovò infilato in una delle grandi orecchie… Jopè scoppiò a ridere, tanto forte da spaventare gli uccellini che dormicchiavano sulla cima degli alberi - e a dir la verità questi scapparono brontolando, che proprio non gli andava giù di esser stati svegliati bruscamente! - con il risultato che lo gnomo, ancora più permaloso di Valentino, si arrabbiò moltissimo. "Ridi di me? - strillò tutto rosso in faccia - ma come osi? Adesso ti faccio vedere io…" e detto fatto, afferrò Jopè per una gamba e… lo trascinò in acqua! Jopè, a sua volta, per tentare di resistere afferrò la barba di Valentino che, colto alla sprovvista, cadde… e finirono tutti nel torrente!
A quel punto, zuppi d'acqua, con i pesciolini che giravano attorno incuriositi e ninfee che spuntavano dai capelli, i tre si guardarono torvi… sembravano pronti ad azzuffarsi. Ma poi Jopè si accorse che Valentino aveva un'alga arrotolata attorno alle orecchie, e Uliolo un rametto di salice che gli spuntava da dietro la testa. E scoppiò in una risata fragorosa! A quel punto anche gli altri due si guardarono, e iniziarono prima a ridacchiare, poi a ridere fragorosamente. Alla fine, tutti e tre si tenevano la pancia per le gran risate mentre tutto attorno a loro un gran numero di animaletti - conigli, scoiattoli, topolini, uccellini - li guardava stupiti… I tre risero fino ad avere gli occhi pieni di lacrime e la bocca che faceva male! Un riso così non si era mai visto… ma che divertimento, ragazzi! Altro che grande avventura, Jopè non si era mai divertito tanto! Dopo un bel po', i tre uscirono dal torrentello, ormai diventati amici per la pelle. Uliolo, rabbonito, abbracciò forte Jopè e Valentino. "Beh, adesso devo proprio andare ad asciugarmi - disse - ma mi raccomando, tornate a trovarmi, eh". Jopè e Valentino, ancora affannati dalle gran risate, promisero, e il folletto, guardando il bimbo, disse "adesso è meglio che ti riporti a casa, che anche tu devi asciugarti…". Detto e fatto, di nuovo lo schiocco, il fumo, un altro schiocco e un tonfo, e Jopè si ritrovò nella sua camera, nel suo lettino, con il pigiama - asciutto - addosso e infilato sotto le coperte… "Ma, ma allora ho sognato?!" pensò. Poi però fece una scoperta… passando una mano tra i capelli trovò… una ninfea! Sogno? Mah, e quel fiore da dove era arrivato? Jopè se lo sta ancora chiedendo, e ancora aspetta Valentino… chissà mai dove lo porterà la prossima volta!

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