domenica 21 marzo 2010

Ciccio e Stellina

Torniamo, per una volta, nel "Paese delle Rose". Ve lo ricordate? Era quel fatato paese dove, tanti, ma proprio tanti anni fa, vivevano insieme maghi, fate, folletti, gnomi e animali sapienti, quel mondo dove la magia esisteva per davvero e l'inverno non sapevano neanche cos'era.
Ecco, proprio in quel magico paese viveva una fatina timida, Stellina, che pensava di non essere bella, brava e capace come tutte le sue sorelle. "Loro sì che sono fatine speciali - pensava - io invece…. A mala pena so volare, e se mi viene fame, non riesco a trovare il nettare…. Uffa, sono proprio incapace". E giù pianti a dirotto.
Un giorno che Stellina era più triste del solito, del suo pianto si accorse un piccolo passerotto curioso. Era piccolo perché era appena nato, ed era così cicciotto e carino che mamma e papà l'avevano chiamato, appunto, Ciccio.
"Cip - pensò, che per i passerotti vuol dire "accidenti" - chissà perché quella fatina piange". Ciccio saltò giù dal ramo dove mamma e papà avevano costruito il caldo e comodo nido, e si appoggiò su una spalla di Stellina. "Ehi - disse con la sua vocetta - che ti succede? Perché sei triste tu che sei così carina?".
Stellina, che non si era accorta di Ciccio, fece un gran salto a sentire la vocetta che le arrivava vicina vicina all'orecchio…. "Uh - esclamò - e tu chi sei?".
Ciccio, che non si faceva certo scoraggiare e la timidezza non sapeva nemmeno cos'era, rispose serio serio: "non mi vedi? Sono un passero, e voglio sapere perché una fata piange…. Ecco, adesso rispondimi".
Stellina, ancora un po' spaventata, cercò di trovare le parole: "beh, ecco, vedi, io…." Balbettò…. "Uffa - disse Ciccio - ma che è? Piangi e non sai perché? Allora sei proprio strana!". E incostante come tutti i passerotti volò via, deciso a tornare al caldo nel suo nido.
Stellina, a bocca aperta, lo vide allontanarsi e allora, per la prima volta, si sentì arrabbiata: "ma come - pensò - viene qui, mi spaventa, mi fa domande, e poi se ne va senza neanche ascoltare? Ma come si permette!".
Stellina allora spiegò le sue ali - che come tutte quelle delle fatine erano piccole e stellate, ma capaci di portarle in alto in un batter d'occhio - e inseguì Ciccio. Arrivata sul ramo, si avvicinò al nido: "Allora - disse arrabbiatissima - cos'è questa storia? Non volevi sapere? E adesso mi ascolti". E cominciò a raccontare. Per la prima volta Stellina spiegò che si sentiva piccola e incapace, che tutte le sue amiche erano fatine brave, belle e potenti e che lei invece non riusciva neanche a fare una magia piccola piccola…. "Vedi - disse - se io volessi cambiar colore a quel fiore proprio non saprei come fare, e invece le mie amiche…." E schioccò le dita, come a far capire che per le altre fatine tutto riusciva facile facile. Solo che, sorpresa!, il fiore da giallo diventò improvvisamente rosso! Stellina spalancò gli occhi incredula, e Ciccio - che non è che aveva capito molto - lanciò un grido, anzi, un CIIIIIIPPPP potentissimo.
"Ma, ma, ma…" balbettò Stellina… e provò di nuovo. E il fiore, che era diventato rosso, diventò bianco, poi azzurro, poi rosa….. "Basta adesso - strillò Ciccio - che mi confondi!". Stellina, felice, abbracciò il passerotto "Sei tu il mio portafortuna", esclamò. "Adesso ho capito come si fa, ma se tu non fossi arrivato…. Chissà se avrei mai imparato!"
Dall'alto dell'albero, un grande merlo saggio aveva osservato tutto e, sorridendo sotto i baffi - che anche i merli, specie se vecchi e saggi, hanno dei baffi - pensò tutto contento "ecco, ancora una volta è dimostrato: basta poco, basta un piccolo amico, e tutti i problemi si risolvono".
E forse è proprio da questa storia che è nato il proverbio che dice "chi trova un amico, trova un tesoro"…. Chissà!

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