domenica 28 marzo 2010

Stella

"Ma dai, mamma! Ma possibile che nelle tue storie non succede mai niente di interessante? Uffa, e fate, principesse, gnomi, folletti e bimbi bravissimi! Che noia. Mai un cattivo, chessò, un orco, un drago, un mostro di quelli da paura…"
Stella sbuffava esasperata roteando gli occhi… davvero, le storie che raccontava mamma erano sempre carine, dolci, ma che noia!
La mamma, un po' perplessa e un po' dispiaciuta, proprio non capiva. "Ma come - disse - io pensavo ti piacesse… sai, non è poi tanto carino spaventare i bambini… almeno, io l’ho sempre pensata così…”
“Si, si, lo so, me lo hai sempre detto – rispose Stella – ma gli altri bambini conoscono storie interessantissime, avventure incredibili… e poi nelle favole alla fine i buoni vincono sempre, no? E allora, per una volta, perché non me ne racconti una così?”
“Veramente non so se ne conosco – disse titubante la mamma – magari ci penso…”
E mentre la mamma pensava, Stella cominciò a rimuginare: “che barba però, tanto lo so che alla fine ne tira fuori una delle solite, di quelle che servono ad insegnarmi quanto è importanti essere bravi ed assennati, quanto è bello dar retta ai grandi, e quanto sono dolci, carini e bravi, belli e buoni gnomi, folletti, fatine e principesse… che io mica li ho mai incontrati, e mai li incontrerò. Uffa, ma possibile che le avventure capitano sempre agli altri? Possibile che le altre mamme raccontino storie incredibile, piene di mostri, di pericoli, di guai, e la mia invece solo favolette per neonati, di quelle buone solo per far la nanna…”
Più ci pensava, più si arrabbiava. Lei ormai era grande – insomma, avrebbe o no compiuto sette anni tra poco? – ed era stanca di ascoltar storie che parlavano di bimbe giudiziose, principesse alla ricerca di principi favolosi, e folletti sempre pronti ad aiutare bambini sempre obbedienti… “e no eh – pensò ancora Stella – questa volta non ci sto… devo assolutamente inventarmi qualcosa… ma non c’è un modo per convincere la mamma? E non c’è proprio nessuno che possa aiutarmi?”… mentre pensava, però, Stella brontolava anche sotto voce, con una vocetta sottile sottile che la mamma non sentiva ma che in realtà arrivava lontano, tanto lontano da arrivare alle orecchie aguzze di uno gnomo dispettoso, tal Pilù. Pilù era un personaggio strano, viveva nascosto nelle pareti della casa di Stella e ogni tanto – spesso a dir la verità – si divertiva a mettere in atto scherzetti innocenti, tipo far sparire il righello, una gomma o una matita, nascondere un calzino – vi è mai capitato? Che poi magari lo ritrovate all’improvviso e proprio non si capisce come ha fatto quel calzino a infilarsi dentro la borsa… ecco, sono proprio gli gnomi dispettosi, che si divertono così!
Dunque, Pilù ascoltava lo sfogo di Stella. Lui stava quasi per addormentarsi, ma quel continuo borbottio proprio lo disturbava. Accidenti, cosa non avrebbe dato perché la smettesse! Aveva sonno, era stanco e lo aspettava una lunga giornata di giochi e scherzetti… “accipicchia – pensò – adesso basta!” Ed ecco l’idea: gli occhi, che aveva verdi verdi e un po’ allungati, si illuminarono di una luce strana. “Vuole un’avventura di quelle incredibili e pericolose? L’avrà!”
E senza pensarci troppo, Pilù mise in atto il suo proposito, schioccò le dita – lo sapete no che la magia di gnomi e folletti funziona così? – e l’avventura ebbe inizio…
Stella, che ancora rimuginava sempre più arrabbiata, si ritrovò avvolta dal buio, poi vide delle luci colorate vorticare attorno a lei e, senza capire cosa diavolo stesse accadendo, sentì un tonfo e uno schiocco… poi all’improvviso riuscì a guardarsi attorno: era in una immensa caverna oscura, un posto stranissimo che non aveva mai visto nemmeno nei suoi incubi più spaventosi. In alto, attaccati alle pareti di roccia, c’erano milioni di pipistrelli – “speriamo non siano vampiri” ebbe la forza di pensare la bimba – e tutto attorno a lei roccia, roccia e ancora roccia. Da lontano, si sentiva un sibilo strano, come un fischio trattenuto, e dalla stessa direzione arrivava una fioca luce rossa… Stella, che non sapeva se era più stupita o più spaventata, si sedette per terra, ovviamente sulla roccia… “ma dove sono finita, e come? Cos’è questa storia? Dov’è la mia cameretta, e la mia mamma…” La bimba era sul punto di piangere… immaginate un po’ se capitasse a voi! Ritrovarsi all’improvviso, e senza nessuna ragione, in un posto buio, freddo, sconosciuto e assolutamente deserto! Mamma mia! Io davvero non credo che farei altro che piangere! E voi?
Beh, quando Stella, infreddolita e spaventata, aveva ormai gli occhi pieni di lacrime e stava per scoppiare in un irrefrenabile pianto, si sentì una voce… “Ecco, volevi un’avventura? - ovviamente era Pilù il dispettoso! – eccola, tutta per te, su, fammi vedere di cosa sei capace!”
Stella, incredula, si guardò attorno, ma non c’era nessuno… ma ovviamente, essendo una bimba cocciuta non ci mise molto a prendere una decisione: “non so chi sei – disse infatti – e nemmeno cosa vuoi, ma non riuscirai a spaventarmi… adesso ti faccio vedere io!”
E si alzò, decisa a cavarsi da quell’impiccio senza dar soddisfazioni a quella voce antipatica!
E così, senza pensarci troppo – che se no sai la paura che l’avrebbe presa! – si avviò in direzione di quello strano sibilo e di quella luce rossastra che si vedeva in lontananza. Camminando cauta cauta, finì con l’arrivare davanti ad una grande apertura che sembrava dare su una grotta ancora più grande di quella dove si era ritrovata. Ancora un po’ timorosa, sbirciò oltre il bordo, attenta a non esporsi troppo – che non si sa mai cosa ci fosse là dentro!
E immaginate lo stupore, e la paura! quando vide, in una caverna davvero immensa, un enorme drago viola, tutto acciambellato nel suo nido – un mucchio di paglia e fieno, tanto grande da sembrare una montagna! – e circondato dai suoi servitori, una specie di orchetti dai denti aguzzi e ricoperti di pelo nero e giallo. Il sibilo che si sentiva era il drago che russava sommessamente, e la luce rossa erano i lampi provocati dal fuoco che usciva dal nasone ogni volta che buttava fuori il fiato. Stella fece un balzo, decisa a scappare il più lontano possibile… certo, era sì una bimba coraggiosa e aveva voglia di sentir di avventure pericolose, ma in una favola però, non con lei protagonista!
In quel mentre però il drago, che aveva un udito finissimo, si svegliò e strillò a tutti polmoni “chi disturba il mio sonno? C’è qualcuno qua, lo sento… fatti vedere o ti arrostisco e ti mangio in un boccone”
Stella, tremando, ci pensò solo un istante. Quella bestiaccia sembrava davvero capace di sputar tanto fuoco da trasformarla in uno spiedino! Bianca di paura, si affacciò all’apertura, e con voce sommessa disse “sono io, scusa… scusa ti prego ma non so come sono capitata qua…”
Il drago, con gli occhi fiammeggianti, rimirò la bambina, mentre gli orchetti saltavano in piedi pronti ad acchiappar l’intrusa. Stella non sapeva da che parte scappare, e non sapeva nemmeno se sarebbe servito… la caverna sembrava immensa, ma senza posti dove nascondersi, e poi quegli orchetti erano veloci e così numerosi…
“E dimmi un po’ – tuonò in quel mentre la voce del drago – tu chi saresti? E come ti permetti di disturbarmi? Non lo sai che i draghi amano molto i bambini… arrosto!” sghignazzò quel mostro.
Stella, balbettando un po’, cercò di spiegargli che non sapeva proprio come era finita lì, e che certo non voleva disturbare, che era molto dispiaciuta ma lei sapeva solo che fino a poco tempo prima era nella sua cameretta, con la mamma, e poi… puf, all’improvviso si era trovata in quel posto.
“E io dovrei crederti? Cosa ti fa pensare che non sappia che in realtà sei qua per rubarmi il mio tesoro? Non sono mica nato ieri, sai!” replicò il drago.
“Un tesoro? Ma io non ne so proprio niente, devi credermi, e certo non voglio rubartelo… lasciami andare, dimmi solo come faccio ad uscire da qua e a trovare la strada per casa mia…”
“Eh no! Non credere sia così semplice – tuonò il drago – sei qui, e adesso comando io. Sei venuta a disturbarmi, e non te la caverai così facilmente…”
“E cosa dovrei fare?” chiese Stella, ormai disperata.
“Fammi un po’ pensare – rispose il drago – così piccola e magrolina, non credo tu sia un buon bocconcino, quindi per ora non ti mangerò… ma se davvero vuoi andartene, devi darmi qualcosa in cambio, qualcosa di prezioso ed importante… Altrimenti, farò uno sforzo e ti sgranocchierò tutta!”
“Ma io non ho niente – rispose disperata Stella – come faccio?”
Gli orchetti, intanto, si preparavano ad acchiapparla: un gruppetto si stava avvicinando lentamente, mentre altri stavano preparando quello che aveva tutta l’aria di essere uno spiedo, si insomma, quei fuochi dove si cuociono gli arrosti… Stella era ormai prossima alle lacrime, mentre il drago cominciava a leccarsi il muso, pregustando quello che per lui era solo uno spuntino, ma pur sempre appetitoso…
All’improvviso, a Stella venne un’idea, l’unica che in quel momento poteva apparirle in mente… pensò alla mamma, e che forse non l’avrebbe mai rivista, e pensò a come le sarebbe mancata… “E se ti raccontassi una storia? Una favola di quelle belle, divertenti e fantasiose…” osò dire la bambina.
Il drago sembrò bloccarsi – anche se a dire il vero non è che si stesse poi muovendo – e una luce strana gli si accese negli occhi. “Una storia? E che roba è?”
“Ecco, devi sapere…” iniziò Stella. E raccontò di fate, principesse, gnomi e folletti… parlò e parlò, spiegò e ricordò… già, proprio una di quelle storie che la mamma raccontava sempre, così delicate e carine che proprio non facevano paura, senza mostri, draghi e orchi, e piena di bambine e bambini obbedienti e giudiziosi… parlò così a lungo, che alla fine la gola le faceva male, ma il drago sembrava proprio interessato. Quando la storia finì, con il più classico “e vissero felici e contenti” il drago aveva gli occhi lucidi, e tutti gli orchetti erano seduti per terra singhiozzando senza nessun pudore…
“Ma che bella cosa che mi hai donato – disse il drago – davvero non sapevo che esistessero cose simili… ma è tutto vero?”
“Io non lo so se è tutto vero – rispose Stella, ormai stremata – ma la mamma me la racconta sempre… la mamma… chissà come è preoccupata…”
“Io sono un drago vecchio e cattivo – disse allora il mostro viola – ma ho una parola sola, mi hai offerto un dono prezioso, un sogno che ricorderò sempre. E adesso sei libera”
“Grazie – singhiozzò Stella – ma anche se sono libera, come faccio a tornare a casa?”
In quel momento Pilù, che aveva seguito tutta la storia, schioccò le dita… e Stella si ritrovò nella sua cameretta, accucciata accanto alla mamma…
“Allora piccolina – disse in quel mentre la mamma – mi è venuta in mente una storia davvero paurosa, di quelle da far venire i brividi, te la racconto…”
“No mamma, no, ti prego – strillò Stella – basta avventure paurose… per oggi sai ne ho avute abbastanza”. E ad una mamma stupitissima, che proprio non sapeva cosa fosse successo, Stella chiese in un sussurro: “raccontami una storia magica, di quelle con tanti personaggi buoni e carini… ho proprio voglia di addormentarmi con un sorriso”.

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