sabato 20 marzo 2010

Il Paese delle Rose

In un tempo lontano lontano, così lontano che nessuno si ricorda quanti secoli sono passati, esisteva una terra magica, un posto speciale dove vivevano insieme uomini, fate e folletti, elfi e gnomi, e gli animali sapevano parlare. Quel paese, che chiameremo "Paese delle Rose", non conosceva l'inverno. Era sempre estate, ma un'estate fresca, con nuvole color panna che volavano veloci nel cielo blu. Gli alberi, sempre verdi, regalavano frutta a volontà, e i fiori, sempre in boccio, coloravano il paesaggio di tutte le tonalità dell'arcobaleno. In quel magico paese vivevano due topolini, Gino e Gina. Erano due topolini speciali, come del resto ovvio nel "Paese delle Rose" dove nulla era come noi conosciamo. Gino e Gina erano fratello e sorella, e abitavano in una piccola casetta costruita con legno e foglie. Erano due topolini curiosi, che amavano girare per prati e boschi per scoprire cosa facevano gli altri esseri viventi, e qualche volta andavano a trovare le loro amiche fate per giocare tutti assieme.
Orbene, un giorno i due topini decisero di avventurarsi più lontano del solito. "Mi hanno detto - disse Gina - che al di là della collina c'è un grande castello. Che ne dici se andiamo a vedere com'è?". Gino accettò, preserono uno zaino nel quale misero un po' di formaggio - si sa mai che gli venisse fame! - una borraccia piena d'acqua e un po' di torce, che se arrivava il buio almeno avrebbero potuto avere un po' di luce.
I due topini si incamminarono, decisi a scoprire se davvero esisteva quello strano castello e chi ci abitava. Cammina e cammina, Gino e Gina arrivarono davanti ad un grande colle. Sulla cima, tutto ammantato da nubi, c'era un grandissimo castello, tutto grigio, con un sacco di torri e una enorme porta sbarrata. I due topini si guardarono un po' stupiti e un po' perplessi: "ma com'è che la porta è chiusa?" si chiesero. Perché dovete sapere che in quel magico paese mai nessuno chiudeva porte e finestre, i ladri non esistevano e poteva sempre capitare che un viaggiatore avesse bisogno di riposarsi un po' e di mangiare un boccone!
Gino e Gina studiarono la situazione, decisi a svelare il mistero di quel castello sbarrato. Gino scoprì all'improvviso che, in un angolino un po' nascosto, c'era una grande crepa: "magari da lì si può entrare" disse in un sussurro - che i due avevano cominciato a pensare che forse era meglio non farsi scoprire.
Così i due fratellini si infilarono nella crepa e camminando cauti finirono con l'entrare nel castello… Erano in una sala enorme, tutta piena di mobili grandissimi e con un sacco di scatoloni. Negli angoli, grandi ragnatele catturavano la luce e su tutto c'era uno strato spesso di polvere. "Oh bella - disse Gina - ma dove siamo finiti? Non sembra proprio una delle nostre case, e a dire il vero mi fa un po' paura"…
I due sentirono all'improvviso un rumore e decisero di non farsi vedere. Veloci come solo i topolini sanno essere si infilarono nello spazio tra due grandi scatole e misero fuori solo la punta del musetto per vedere chi sarebbe arrivato. Una porta si aprì, e nel grande salone entrò una figura strana: tutto vestito di nero, con un enorme cappello a punta e una barba lunga fin quasi ai piedi, arrivò il padrone del castello che altri non era che il mago Zazum.
Or dovete sapere che Zazum era uno strano abitante del Paese delle Rose, un mago dai grandi poteri che pensava di essere il più bravo, forte e capace di tutti, e per questo pensava di dover diventare il capo di quel magico paese. E così si era costruito quel castello, e aveva escogitato un piano per diventare il più forte di tutti: avrebbe raccolto tutti i tesori del Paese delle Rose, i frutti, i fiori e le pietre preziose, così che tutti gli altri abitanti sarebbero stati costretti a chiedere a lui ogni volta che avrebbero avuto bisogno di qualcosa. Da tanto, tanto tempo Zazum lavorava al suo piano e aveva già raccolto un gran tesoro - ecco tutti gli scatoloni che riempivano il grande salone - ma gli mancava ancora un particolare: per riuscire nel suo intento, doveva imprigionare la regina delle fate, Sarazan. Solo così avrebbe avuto tutto il potere nelle sue mani. Zazum pensava di aver ormai trovato il modo per catturare la fata: le aveva mandato un messaggio nel quale diceva di aver urgente bisogno di aiuto perché una splendida pianta di rose - di quelle che davano il nome al magico paese - stava morendo e lui non sapeva come fare. Sarazan sarebbe arrivata, e Zazum aveva preparato una gabbia magica nella quale imprigionarla. Solo che Zazum tutte queste cose se le disse ad alta voce - non aveva amici e allora parlava da solo, e ogni volta che doveva far qualcosa si ripeteva i suoi progetti - e così i due topini, allibiti, scoprirono il piano del mago. Gino e Gina decisero di intervenire, anche perché Sarazan era loro amica. Quando la fatina arrivò, il mago pronunciò una formula magica e con un gran lampo apparve la gabbietta che imprigionò la fatina. Zazum, ridendo cattivo, pensò di aver finalmente vinto e corse a prepararsi per presentarsi al Paese delle Rose come nuovo sovrano. I due topini, zitti zitti, si avvicinarono alla gabbietta e non senza fatica riuscirono a liberare Sarazan. "Dobbiamo far qualcosa - dissero poi - altrimenti Zazum continuerà a provarci!".
E Gino e Gina, con l'aiuto di Sarazan, cominciarono ad aprire tutti i pacchi, poi spalancarono una finestra e tutti i tesori tornarono al loro posto. Poi Sarazan si guardò intorno: "questo castello - disse - è proprio brutto". E con una parolina magica lo trasformò…. In una splendida capanna colorata! Zazum arrivò furibondo. Non aveva capito cos'era successo, ma quando vide la fata libera, e i due topini, lanciò un gran urlo "io, il più gran mago del mondo, sconfitto da delle pulci!". Poi, con un balzo, scappò via. Nessuno, da allora, lo vide mai più nel Paese delle Rose, ma tutti raccontavano la storia di due coraggiosi topolini che avevano salvato il mondo.

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