venerdì 2 aprile 2010

Il pesce Pino

Era una bella e fredda giornata di inizio inverno, Giocchino già pensava a quello che avrebbe fatto dopo la scuola…
Eh? Cosa? Come chi è Giocchino? Ah, già, non lo conoscete. Dunque Giocchino era un bimbo di 7 anni che viveva in un paesino sperduto tra le montagne… Cosa? Come sarebbe a dire "e che razza di nome è?"… Beh, a dire il vero, è un nome un po' strano. In effetti, a dir la verità, non è proprio un nome vero… dovete sapere che la sua mamma, che si chiama Giuditta, voleva chiamarlo Gioachino, ma il papà, Romeo, è sempre stato un po' distratto così quando il bimbo nacque e lui andò in comune a registrare il nome, invece di Gioachino scrisse Giocchino. Un errore dunque, e la mamma un po' si arrabbiò, ma ormai era fatta! E per esser sinceri, a Giocchino quel nome un po' strano piaceva proprio: ce l'aveva solo lui, era speciale e lo faceva sentire importante. Che, in realtà, Giocchino speciale lo era davvero… dunque, posso andare avanti con la storia? Ecco, stavo dicendo che in quel giorno particolare di cui voglio raccontarvi, Giocchino pensava a quello che avrebbe fatto dopo la scuola, perché Giocchino aveva una gran passione: la pesca. Gli aveva insegnato il nonno Carlone, un nonno che sapeva un sacco di storie e che conosceva un sacco di posti, e che era il terrore di trote, lucci, persici e alborelle. Giocchino amava la pesca e ogni volta che poteva scappava verso il fiume - beh, a dire il vero più che altro un torrentello - che correva non lontano dal suo paesello. E passava le sue giornata a sognare pesche avventurose e avventure pescose… Quel giorno però Giocchino non sapeva che sarebbe successa una cosa un po' strana e un po' paurosa. Dunque, dovete sapere che proprio il giorno prima nonno Carlone aveva detto a Giocchino che per un po' non si sarebbero potuti vedere. Nonno Carlone era vecchio, e si era ammalato. Giocchino, triste triste, gli aveva chiesto come poteva fare ad aiutarlo, e nonno Carlone, gentile come sempre, gli aveva spiegato: "Vedi Giocchino, non è niente di grave, ma ci vuole un po' di tempo, e se proprio vuoi farmi contento, devi promettermi che non ti preoccuperai, e che farai tutte le cose che ti piacciono. Se ti saprò contento, vedrai che guarirò in fretta".
Giocchino ci aveva pensato un po' su, e poi si era detto che, tra tutte le cose che gli piacevano, quella che proprio lo faceva sentire meglio era la pesca, e così aveva deciso che, dopo la scuola, sarebbe andato tutti i giorni al torrentello, così il nonno sarebbe guarito in fretta.
E così fece quel giorno speciale. Finita la scuola si precipitò a casa, preparò la canna da pesca, le esche, il cestino con la merenda, salutò mamma e papà e partì di gran carriera. Arrivato al torrentello, preparò tutto con cura: "voglio prendere un pesce speciale - pensava - da regalare al nonno. Così sarà ancora più contento".
Giocchino pescava godendosi la giornata. Era freddo, ma il sole splendeva e tutto attorno a lui il bosco risuonava di fruscii, cinguettii e schiocchi. C'erano tante cose da vedere e ascoltare, e Giocchino si sentiva davvero felice. A un certo punto però la canna improvvisamente venne strattonata, un urto violento che quasi fece cadere Giocchino in acqua. "Ehi - strillò il bimbo anche se non c'era nessuno ad ascoltarlo - che cosa ho preso!". A dir la verità, sembrava che ad essere preso fosse stato Giocchino: la canna infatti tirava sempre più e Giocchino non riusciva a portare a riva quello che si era agganciato all'amo, anzi, piano piano scivolava lui verso il torrente…
Con uno sforzo immenso, aggrappandosi ad un alberello, Giocchino riuscì a bloccarsi e poco per volta recuperò la lenza. Attaccato in fondo apparve un pescione enorme… un luccio, che nemmeno si sapeva che ci fossero i lucci in quel piccolo torrente di montagna!
"Ma guarda un po' - esclamò Giocchino - e questo, come lo porto a casa?"
"Ehi, chi ti ha detto che voglio venire a casa tua?" strillò una voce. Giocchino fece un gran salto! E chi parlava, adesso? Si guardò attorno, ma non c'era nessuno. Allora guardò meglio quel pescione… "Si, si, sono proprio io! Ma che ti è saltato in mente di infilarmi un amo in bocca?" gracchiò ancora il luccio.
"Ma.. ma… tu parli? Ma… ma… che cosa sei?" bofonchiò Giocchino
"Come cosa sono? Sono Pino, il re del torrente, e tu invece, come osi farmi questo scherzetto?".
Giocchino non sapeva che cosa pensare. Con le mani tremanti tolse l'amo, cercando di non far troppo male a quel coso che diceva di chiamarsi Pino e di essere un re.
"Ma, ma, ma… scusa sai, io non sapevo… volevo solo pescare un po'" cercò di giustificarsi.
"Si questo lo so - disse Pino, ancora un po' arrabbiato - visto che ti permetto di prendere qualcuno dei miei sudditi. Ma un conto sono trotelle e alborelle, altra cosa sono io! Rimettimi subito in acqua, se non vuoi che mi arrabbi sul serio"
"Certo certo - rispose Giocchino - ma mica l'ho fatto apposta… volevo un pescione da portare al nonno, che è ammalato, ma non avrei mai voluto far del male al re…"
"Ah, è così? E cos'ha il tuo nonno?" chiese Pino, improvvisamente interessato
"Eh, non so. Mi ha detto che sta male e che vuole che io faccia le cose che più mi piacciono, per farlo guarire prima…"
"Bene, bene. E quali sono le cose che ti piacciono? Pescare, appunto, vero?"
"Si, pescare mi piace molto, e mi piace anche passeggiar nei boschi, andare a funghi, e guardare gli animali… e mi piace anche la cioccolata!" rise Giocchino
Pino lo guardò un po' strano, poi incostante come tutti i lucci, scoppiò a ridere. "La cioccolata? E cosa sarebbe?"
Giocchino si frugò nelle tasche dove aveva sempre una scorta dolce. "Ecco, vuoi assaggiare?" e diede un pezzetto di cioccolata a Pino. Che, meraviglia delle meraviglie, scoprì la cosa più buona del mondo. Pino strabuzzò gli occhi, si rileccò tutto e fece un verso stranissimo: "ahhhhhhhh ancoraaaaaaa!!!!!"
Giocchino, un po' sorpreso e un po' preoccupato gliene diede un altro pezzetto, che Pino fece sparire in un baleno. "Questo è davvero un portento - urlò il pesce re - promettimi che me ne darai ancora e in cambio io ti darò tutto quello che vuoi"
Giocchino ci pensò un istante solo "tutto tutto? - chiese - davvero potresti?"
"Chiedi" disse Pino
"Ecco - cincischiò Giocchino - io vorrei che il nonno guarisca in fretta, e vorrei diventare il più bravo pescatore del mondo…"
"Sarà fatto" esclamò Pino, che in realtà - ma non lo dire a Giocchino, mi raccomando! - non era proprio un pesce, ma uno gnomo dei boschi che aveva visto Giocchino un po' triste e aveva deciso di aiutarlo.
E così, Giocchino tornò a casa alla velocità del fulmine. La mamma lo stava aspettando: "Giocchino, non ci crederai! Ha chiamato il nonno, è guarito. Domani viene e ti porta a fare un gran giro nei boschi!"
Giocchino, tutto felice, sorrise così tanto che quasi la bocca gli faceva male! E dal quel giorno non dimenticò mai l'impegno preso con Pino: prima di andare a scuola passava dal torrente e gettava in acqua un pezzetto di cioccolato che Pino faceva sparire in un baleno. E scoprì che anche l'altra promessa era stata mantenuta… ma questa, a dire il vero, è un'altra storia da raccontare un'altra volta!

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