lunedì 26 aprile 2010

La mora orso

Eravamo ormai quasi alla fine dell'estate, stagione perfetta per una delle cose che più di tutte piacevano a Giocchino e a nonno Carlone: girar per boschi alla ricerca di dolci, succose e deliziose more.
Quel giorno nonno Carlone si era proprio svegliato con una gran voglia di more, che lui non lo diceva, ma era un nonno assai goloso, soprattutto delle prelibatezze del bosco, e quando la mamma di Giocchino, la signora Giuditta, preparava la sua famosa marmellata di more che serviva per le ancora più famose crostate di more, nonno Carlone guarda caso finiva sempre per essere il primo ad assaggiare…
Comunque, dicevamo che quel giorno nonno Carlone aveva intenzione di visitare il suo posto segreto delle more, una radura nascosta nel fitto del bosco dove crescevano un sacco di rovi, che sono i cespugli che danno appunto le more. E così, ovviamente andò a cercare il suo nipotino. "Giocchino - gli disse - hai voglia di fare una bella passeggiata, e una bella scorpacciata di more?"
Inutile dire quel che gli rispose Giocchino! Tempo cinque minuti e i due, armati di stivaloni, bastoni e cestini, erano pronti per l'avventura.
La passeggiata, come sempre, vide nonno e nipote chiaccherare fitto fitto, raccontarsi mille storie e mille storielle, senza mai dimenticarsi però di guardarsi ben bene attorno perché, lo sapete, il bosco è davvero un posto un po' magico. Alberi fruscianti, fiori e cespugli odorosi, animaletti timidi che sbirciavano incuriositi quei due… nonno Carlone e Giocchino videro così tre scoiattoli arrampicarsi veloci veloci su un grande castagno, dove i ricci cominciavano appena appena a formarsi, e un coniglietto dal musetto buffo che cercava di sgranocchiare una ghianda e scappò via lesto per nascondersi dietro un tronco…
E poi ancora, in lontanaza si sentivano i fruscii dei cervi, il canto dei merli e gli strilli delle acquile… insomma, di cose da vedere ed ascoltare, nel bosco, ce ne erano davvero tante, e nonno e nipote lo sapevano bene, per questo amavano così tanto quelle passeggiate!
Alla fine, dopo una lunga camminata su per sentieri nascosti, arrivarono al posto segreto di nonno Carlone. Che, più che mai soddisfatto, si accorse che i rovi avevano fatto il loro dovere, e che la stagione era davvero quella giusta! Tutto attorno a loro, infatti, c'erano more perfette, nere, lucide e profumate. I due cominciarono a raccoglierle, nonno Carlone riempiendo in fretta il cestino, Giocchino un po' meno… il bimbo infatti metteva si una mora nel cestino, ma altre cinque se le infilava in bocca!
Per fortuna, le more erano così tante che davvero non era un problema! Nonno Carlone, ad un certo punto, scoppiò a ridere: si era accorto che nella foga di divorar more, Giocchino aveva finito con il colorarsi di nero-viola tutta la bocca e anche il mento… "Ma guardati - disse ridendo Carlone - mi sembri quasi un orso Panda! E adesso, come lo spieghiamo alla mamma!"
"Ma dai - rispose Giocchino, anche lui ridendo - che anche la mamma ama le more! Me lo hai raccontato tu, che quando veniva con te erano più quelle che si mangiava che quelle che portava a casa!"
"Proprio vero - disse il nonno - ma mi sa che è meglio che non ti racconto più le cose che faceva la tua mamma, o finisce che ogni volta mi prendi in giro…" Nonno Carlone si interruppe all'improvviso spalancando gli occhi: mentre parlava, infatti, si era girato ed aveva visto una cosa incredibile. Una mora enorme, perfetta, nera e lucida che spiccava nel verde del cespuglio… il sogno di ogni cercator di more! E senza pensarci un istante, allungò la mano per acchiapparla.
Suossshhhh… Grrrrrrr…. Ahioooooo…. Accipicchia! Non era una mora! Nonno Carlone se ne accorse subito, ma ormai aveva stretto e tirato una cosa molliccia e calda…. E un istante dopo scoprì cos'era: il nasone di un orso gigantesco che stava facendo un riposino nascosto dietro i rovi!
"Ohi - disse nonno Carlone a Giocchino, che era rimasto senza parole per la paura - e adesso?"…
L'orso, arrabbiatissimo, guardò i due e strillò con voce roboante: "Ehi! Come hai osato! Mi hai fatto un gran male! Adesso vedi che ti faccio!"
"Signor Orso, per carità, è stato un incidente - disse nonno Carlone - davvero non volevo farle del male! Cosa posso fare per lei? Mi perdoni, la prego!"
L'orso, con gli occhi che lanciavano fiamme, sembrava davvero arrabbiatissimo e Giocchino, che sapeva che in certi casi meglio non perder tempo e mettersi gambe in spalla per trovar rifugio il più in fretta possibile, era quasi pronto a scappar via trascinando con sé nonno Carlone. All'improvviso però l'orso vide il cestino ricolmo di more di nonno Carlone… "Ah, tutte quelle hai raccolto - disse - allora sai cosa facciamo? Me le dai, così mi risparmi la fatica di coglierle e il rischio di pungermi con i rovi, e in cambio io ti lascio andare…"
Nonno Carlone non ci pensò due volte, e gli diede il cestino che l'orso svuotò in un istante… "buone - disse poi - e adesso, andate via, e fatemi il piacere, vedete di non farvi più vedere… il naso mi fa ancora male!"
Nonno Carlone afferrò Giocchino per un braccio e fece un rapido dietro-front… i due rifecero la strada di corsa, quasi senza parlare tanta era stata la paura presa. Finalmente, con il fiatone e i cestini vuoti, arrivarono a casa.
"Già qui? - chiese mamma Giuditta - Allora, avete trovato le more?"
I due, ancora con il fiatone, scossero la testa desolati. "Ma come? Eppure, vedo le tracce sulla tua bocca Giocchino" rise la mamma, che però poi si accorse che qualcosa non andava… Nonno e nipote, alla fine, raccontarono l'avventura, e, visto che tutto era andato bene - a parte le more perse, ovvio! - scoppiarono tutti a ridere! Quel giorno, niente crostata di more, anche se per fortuna la mamma aveva preparato uno splendido budino di cioccolata, ma quante prese in giro per nonno Carlone, che non sapeva distinguere una mora da un nasone!

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